Mario è un principiante, pratica con costanza da circa un anno ed è pronto per la prima gara di assegnazione dell’hcp. Quando gioca le buche subisce ancora la pressione che il campo inesorabilmente riserva a chi è agli inizi.
Soffre lo sguardo curioso degli altri giocatori e si sente soffocare ed inopportuno quando vede un team veloce alle sue spalle. Il gioco incerto e ancora molto falloso, lo porterebbe a chiedere scusa a tutti i giocatori in campo, forse di tutti i campi.
L’educazione in campo la conosce bene e l’idea di infastidire altri giocatori lo affoga e preoccupa.
Gli amici del club lo confortano spesso con una pacca sulla spalla e le sue 9 buche completate in 6 ore non vengono considerate ancora un reato penale.
La vita di circolo con nuovi amici è un ambiente apparentemente sereno e tollerante lo conforta e rasserena. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, Mario conquista il suo 36 di hcp. Partecipa ormai assiduamente alla vita agonistica del circolo ed in poco tempo migliora il suo livello di gioco fino a quota 25 di hcp. Nelle gare della domenica non è più tra gli ultimi sventurati team da 36 con i viveri e la bussola per ritrovare la clubhouse a fine giornata. Il giocatore è migliorato e la sua padronanza traspare un miglioramento sia tecnico che psicologico.
Ora, quando gioca tra amici, trova di tanto in tanto di fronte a se una squadra di principianti inconsapevoli vaganti tra un top e una flappa. Il ricordo di Mario corre veloce ai suoi primi passi nel golf e alle sue giocate da svagato principiante. Un piccolo sorriso abbozzato e uno sguardo amichevole di  comprensione lo tranquillizzano in un’attesa interminabile.Un paio di anni dopo, Mario è un socio oramai considerato, le sue amicizie consolidate, le gare vinte  con onore consolidano la sua figura di giocatore ora 16 di hcp.
La passione e il circolo in centro città gli permettono spesso di ritagliarsi due ore della giornata per una partitella con gli amici di sempre. Così, di corsa al tee della uno con i cart per 9 buche rubate alle grane da ufficio.Il gioco scorre fluido e piacevole al sole di una giornata di tiepida primavera, fino alla buca 6.Poi, il gatto nero, la jattura, un tir di traverso mentre vaiall’areoporto…. un team di  principianti doc in preda a labirintite sparsi come briciole su un tavolo dopo un banchetto gli sbarrano la strada di un par 5 da 560 metri.
Passano i minuti, forse le ore, i mesi….La matamorfosi si compie. Il bruco non diventa farfalla, è il contrario. Mario sembra ruotare la testa di 360 gradi, la voce si fa di colpo grave, il cielo si copre di nubi. L’istinto esplode dirompente e si materializza in un urlo che squote le chiome degli alberi: “ohhhhhhhh……….Ma perchè non state a casa”Come è possibile spiegarsi tale trasformazione? Capita infatti che migliorare, nel golf, provoca spesso delle metamorfosi interiori.
Quello che prima era visto come un meraviglioso sport per tutti, viene vissuto poi con possessività, come un megico mondo concesso a pochi, di solito solo a noi, l’educazione fa il resto…(ed il super lavoro di direttori e commissioni sportive sono una testimonianza).
Il golf e rivelatore della personalità che il quotidiano spesso cela.Â
Vuoi capire che persona è? Â Â Portalo a giocare a golf…..
ps.Sicuramente qualcuno di voi ha incontrato Mario sul campo, vero?