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di Franco Iacovitti

Prima di tutto è doveroso che il sottoscritto vi faccia subito un chiarimento importante: spesso quando si parla di addominali la classica equivalenza che viene in mente è quella di associarli allo stato di forma della nostra pancia valutando quanto questa possa essere più o mena tonica o flaccida. Associamo all’obiettivo “pancia piatta” delle interminabili serie di esercizi eseguiti a terra, di flessione del torace sul bacino o al contrario del bacino sul torace o peggio, dei massacranti slanci alternati delle gambe o rotazioni cicliche stile bicicletta in aria. Associamo a questi esercizi una condizione di grande sofferenza fisica, uno scotto da pagare durissimo per raggiungere il nostro obiettivo. Ma siamo sicuri che bombardandoci di esercizi stile “crunch” ( il termine inglese onomatopeico, che rende l’idea della compressione e della massima contrazione, con il quale si identificano gli esercizi di flessione sopra descritti) riusciremo a raggiungere l’ambito stato della pancia piatta o meglio quello di ottenere degli addominali scolpiti.

La realtà è completamente diversa, il concetto “no pain no gain” spesso non paga, anzi l’eccessivo accanimento può provocare tensioni muscolari esagerate e piccoli subdoli microtraumi spesso fonte di fastidiose lombalgie; il risultato sarà sicuramente una netta sconfitta, obiettivo non raggiunto e immediato abbandono dell’impegno.

Questa è la tipica cronaca di un approccio all’esercizio fisico sbagliato, perché ci si è mossi in modo superficiale e stereotipato senza analizzare la sostanza di una realtà che ha bisogno di eliminare tutto ciò che viene fatto per semplice analogia o per moda o per sentito dire. Il giusto approccio è quello di agire secondo logica e secondo una corretta applicazione della fisiologia articolare e muscolare. Nel nostro campo non si può inventare niente, bisogna solo rispettare le leggi della biomeccanica e applicarle alle caratteristiche del sistema neuro-motorio, ne più ne meno.

Quindi facciamo un passo indietro: gli addominali a cosa servono? Ad avere una pancia muscolosa e definita? Mi sembra una visione assolutamente superficiale e strumentalizzata della realtà, collegata ad una mera visione estetica che lascia il tempo che trova. Le funzioni effettive che rivestono gli addominali sono molteplici: per la loro posizione centrale collaborano attivamente al sostegno delle posture che assumiamo (non a caso si parla di “parete addominale”), alla efficienza della respirazione e della digestione e dinamicamente sono coprotagonisti di tutte le azioni di flessione e rotazione o meglio di torsione. Nient’altro che questo, la loro naturale predisposizione deve essere rispettata ed esaminata ogni volta che decidiamo di allenarli per raggiungere un determinato obiettivo.

Ma nel nostro caso qual è l’obiettivo di un golfista? Quello di essere uno specialista delle flessioni del tronco? Avere una bella pancia tonica da esibire sulla spiaggia? Mi sa tanto che siamo fuori strada se ci limitiamo a questi aspetti collaterali; immaginate un golfista che si allena in palestra eseguendo una infinità di crunches: diventerà un fortissimo flessore del tronco, ok tutto bene per questa sua peculiare capacità conseguita, ma a cosa gli serve se la relazioniamo alle sue aspettative di gioco? E’ questo che dobbiamo chiederci, se acquisiremo esclusivamente questa particolare abilità motoria, in effetti, limiteremo drammaticamente la capacità di mantenere immobile l’asse spinale della colonna vertebrale intorno alla quale ci muoviamo durante l’esecuzione dello swing, saremo invece predisposti a fare su e giù con la nostra schiena con tutte le conseguenze che possiamo solo immaginare. Lo swing è un movimento torsionale spiraliforme innescato da una sequenza motoria ben coordinata che dipende dalla contrazione successiva di una serie di muscoli e articolazioni organizzati in vere e proprie unità funzionali denominate catene muscolari.

Questi sodalizi del movimento, anche chiamati sistemi di continuità direzionale e di forza, sono la fonte della produzione di energia cinetica che, nascendo dai muscoli prossimali si diffonde crescendo di valore attraverso i muscoli distali per poi essere trasferita completamente al bastone e rilasciata, all’apice dell’intensità, alla pallina.

In particolare, le catene muscolari responsabili delle azioni torsionali tipiche di tutti gli sport che prevedono lanci e grandi rotazioni intorno all’asse spinale sono le catene crociate del tronco che agiscono in stretta collaborazione con le catene di apertura e chiusura degli arti inferiori e superiori. Gli addominali sono proprio al centro di questo sistema crociato.

Nello specifico la parete addominale si divide in due compartimenti funzionali:

il piano profondo e il piano superficiale.

1. La componente interna ( formata dal trasverso dell’addome e le fibre posteriori degli obliqui interni), insieme ad altri muscoli e fasce tendinee della schiena, al diaframma e al pavimento pelvico, collaborano alla formazione di un eccezionale corsetto di sostegno che circonda il nostro baricentro; questo cubo di muscoli risulta fondamentale sia per la stabilità statica posturale sia per l’efficienza e quindi il risparmio energetico di in ogni nostra azione di diversa dinamicità, soprattutto se si tratta di eseguire dei movimenti complessi di torsione intorno all’asse spinale.

2. La componente esterna (formata dagli obliqui esterni, dalle fibre anteriori degli obliqui interni e il retto dell’addome con funzione di relè tra le due parti del corpo) è parte integrante delle catene crociate anteriori co-protagoniste, insieme alle catene crociate posteriori speculari della schiena, delle azioni di torsione tipiche dello swing. Questa parte dell’addome ha funzioni assolutamente dinamiche ed è naturalmente predisposta ad agire nell’ambito di un gesto rotatorio o meglio torsionale che comporti come effetto un lancio o una spinta o una trazione, indipendentemente dall’altezza del piano d’azione (trasversale/obliquo od orizzontale).

Ed allora, tornando a bomba, perché accanirsi con degli esercizi di tonificazione non specifici alle finalità dei nostri obiettivi golfistici, non perdiamo tempo prezioso e andiamo subito al sodo; facciamo lavorare la parete addominale per quelle che sono le sue naturali funzioni per la quale è stata predisposta dai tempi di Adamo ed Eva!

Prossimo articolo: come potenziare le catene crociate anteriori e posteriori del tronco.

crunch

da sinistra a destra:

1. correlazione spiraliforme tra catena di apertura degli arti inferiori sin. e catena crociata posteriore sin.

2. catene crociate anteriori e catene di chiusura arti inferiori, relè del retto dell’addome.

3. catena di apertura degli arti inferiori, visione frontale.

4. particolare dettaglio dello swing con risalto delle catene crociate anteriori del tronco.