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Il golf è cambiato molto ultimamente. È diventato realmente uno sport per tutti. Tantissimi i circoli nati in questi ultimi 20 anni, pochi riservati, elitari e snob, molti aperti a tutti e a quote affrontabili dalla maggior parte delle famiglie. Dobbiamo poi aggiungere che la federazione consente ai neofiti il tesseramento libero, cioè si può essere dei giocatori tesserati, senza l’obbligo di una iscrizione ad un club.

La presenza sul territorio di numerosi campi pratica, che ad un costo molto basso inoltre, permette a chiunque di avvicinarsi a questo fantastico gioco senza il rischio di intaccare il budget familiare. Grazie a queste ed altre politiche intelligenti mirate alla diffusione del golf, il numero dei giocatori è cresciuto notevolmente, oggi infatti siamo più di 100.000 tesserati.

Chi insegna ogni giorno come me, si imbatte in qualcosa che ancora non ci permette di crescere come meriteremmo, quanto almeno gli altri paesi europei. Sono, i “luoghi comuni”.

Il golf negli anni 70/80 era davvero riservato e chiuso. I circoli erano pochi e vi si poteva accedere solo se presentati e a quote sociali salatissime e l’attrezzatura di buona qualità era venduta a prezzi da capogiro. Tutto questo e per molti anni, ha modificato il concetto di sport, facendolo diventare nella maggior parte dei casi, un bene alla portata di pochi danarosi fruitori.

Oggi dopo 40 anni, con tutte le possibilità che abbiamo per iniziare e vivere questo fantastico mondo al costo di una palestra, l’idea è rimasta per tanti sempre la stessa, costoso e per uomini di età pensionabile. Vivo in una città fantastica, per certi versi ancora provinciale e calda come un paesino d’altri tempi. Puoi incontrare ogni giorno, ovunque, persone sconosciute dalla battuta sempre pronta, anche se non vi conosce. Infondo è la città dei Rugantino, abitata da un popolo disincantato da secoli,, governato da molti ma sottomesso da nessuno, dove Pasquino, con satira e sonetti, parlava per la gente povera che soffriva di vessazioni. Roma è così, il romano è così. E oggi è ancora come una volta, se hai voglia di puntare l’orecchio per scoprire l’uso fantastico della battuta e della metafora. Dal fornaio, sotto casa, al benzinaio, al bar per un caffè, ovunque potrete imbattervi in personaggi dall’ humor ficcante, dai tempi comici perfetti e dal volto solcato dalla storia, pronto a regalarvi una perla di saggezza con intonazione romanesca DOC.

Qualche anno fa per farvi un esempio, mi trovavo fermo al semaforo con i finestrini abbassati per la calura. Un motociclista passando tra la mia macchina e un camion, sorpassa con la ruota alzata.

Uno sguardo di complicità con il camionista che abbassandosi mi dice: “quello all’anagrafe c’ha er nome scritto a matita…” Alberto Sordi, Verdone, Proietti? Torniamo al golf ora, per dirvi che svolgo l’attività di maestro in un bellissimo campo pratica al centro di Roma, accanto ad una pista ciclabile percorsa ogni giorno da migliaia di persone, romani. Dal battitore, per una magia sconosciuta ed un acustica degna di Santa Cecilia, si sentono tutti i commenti che ciclisti, podisti, camminatori, pattinatori fanno passando di fronte al campo pratica.

Alcuni mi intristiscono riportandomi ai luoghi comuni mai abbattuti, come quando bambini molto interessati gridano entusiasti e il genitore risponde: “no tesoro questo è uno sport da grandi..”

Altri esilaranti come quel ciclista lanciatissimo come Moser, sul curvone vicino al battitore, che urlò: ” ce li avessi io i sordi vostriiii…”

Mentre tirava una bella signorina, un corridore:

“Quello è uno sport da vecchi, che stai a fa li sotto?”

Ancora un ciclista passando: ” i sordi tuoi…er fisico mio..”

Due podisti a passo lento verso: “a taighereee….me te ricordavo più forte è??”

Abbandonare i luoghi comuni è quello che ci porterà lontano, abbattere questo muro che ci divide dalle persone sarà la chiave di volta di un meccanismo virtuoso e naturale che permetterà al golf di entrare nelle case di tutti, finalmente senza diffidenze e senza paure. Chi ama la vita, ama il golf… Spargi la voce….

Buona pratica.

Simone Selli