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L’uomo è creazione del desiderio, non del bisogno” questo è quanto affermava il filosofo Gustave Bachelard lo scorso secolo fornendoci un’interessante spunto di riflessione su quanto il desiderio incida sia sulla volontà che sulla reale possibilità di migliorare le proprie prestazioni.

Il desiderio di migliorarsi è la virtù esercitata dagli individui mentalmente aperti e capaci di mettersi in discussione malgrado le evidenze o, per meglio dire, malgrado le abitudini ed il bisogno di sicurezza

Chi pensa di non aver necessità a migliorarsi è semplicemente chiuso nel proprio modello del mondo, ancorato ad un bisogno di sicurezza e limitato nell’espressione delle proprie potenzialità. Tutti gli sport , affrontati a livello sia agonistico che non, richiedono uno sforzo per superare i propri limiti, una sfida con stessi e le proprie barriere mentali, ma mai come nel golf questo aspetto è così incisivo.

Proprio per questo il golf è forse la migliore delle palestre “mentali”. Ogni essere umano possiede, o per meglio dire si crea, una cosi detta “zona di confort”, questa zona è la mappa delle certezze racchiuse nella “teoria del mondo” di ognuno. Ma questa zona delimita e definisce anche le competenze, quello che sappiamo e non sappiamo fare, quello che possiamo e non possiamo permetterci cosicché, se per i molto giovani questa zona ha dei confini elastici, col passare del tempo tali confini diventano una vera e propria barriera cognitiva.Il golf, che per prima cosa è lo sport della sfida con se stessi, se affrontato attraverso opportune strategie di allenamento mentale, può essere l’occasione per accrescere aspetti importanti del sé quali l’autoconsapevolezza, la concentrazione e l’autostima, fornendo all’atleta un valido strumento per allargare i limiti della propria “zona di confort”.

Quando parliamo di strategie di allenamento ci riferiamo innanzitutto al desiderio dell’atleta di superarsi (motivazione ed emozione) ed in un secondo momento a quegli elementi che sono alla base di ogni singola attività fisica o sportiva. Più saremo in grado di accompagnare l’atleta in un percorso di autoconsapevolezza sul proprio potenziale mentale, sui meccanismi di pensiero automatico e sulle proprie risorse fisiche, più questi potrà migliorare la propria prestazione agonistica e questo è vero soprattutto nel golf, dove sono richieste doti di attenzione e concentrazione per periodi anche molto lunghi.

Da una ricerca circa le motivazioni per cui i giovani si avvicinano ad un’attività sportiva sono emersi otto fattori rappresentativi di categorie più generali della motivazione allo sport, queste categorie rappresentano veri e propri cluster di desideri:

• il fattore “riuscita/status”, che fa riferimento al desiderio di vincere, di essere popolari, di migliorare il proprio status, di fare qualcosa in cui si è capaci e ricevere premi;
• il fattore “squadra”, relativo al desiderio di essere parte di un gruppo;
• il fattore “forma fisica” relativo al desiderio di benessere fisico ed estetico;
• il fattore “spendere energia”, comprendente ragioni che riguardano il desiderio di scaricare le tensioni, di muoversi e di stare fuori casa;
• lo sviluppo e il miglioramento delle “abilità sportive” relativo al desiderio di mettersi alla prova;
• l’amicizia e il desiderio di coltivare delle amicizie, nuove e vecchie;
• il “divertimento”;
• il fattore legato ai rinforzi “estrinseci” come le attenzioni delle persone  significative ed il piacere derivante dall’uso di materiale sportivo.

Tra tutte queste categorie la più determinante è quella legata allo sviluppo e al miglioramento delle proprie abilità sportive; fermo restando che vi è comunque una stretta correlazione con tutte le altre motivazioni. Concettualmente, la motivazione viene definita come “l’insieme dei fattori dinamici che spingono il comportamento di un individuo verso una specifica meta” e proprio da questo si sono potute sviluppare specifiche tecniche di training motivazionale pensate specificatamente per tutti coloro, professionisti e non, che il golf lo amano e che a fronte di questa passione desiderino migliorare le proprie prestazioni.

Se quindi è vero che il desiderio è alla base del superamento dei propri limiti ed è il motore per la creazione di una nuova e più ampia immagine di sé, è importante che l’atleta non smetta mai di desiderare e che rifugga dalla tentazione di ripiegarsi sulle proprie debolezze, cosa che spesso avviene nei golfisti neofiti, non consapevoli degli aspetti cruciali di questo intrigante sport.

Altro aspetto importante è accrescere e rafforzare il rapporto fra desiderio, motivazione ed autostima (perché lo faccio e come mi valuto).
Il desiderio nel miglioramento delle prestazioni nasce dallo stretto legame fra motivazione ed emozioni. Nei golfisti alle prime esperienze come in quelli più navigati ma alla ricerca di una “svolta”, comprendere i meccanismi che legano il rapporto tra questi due aspetti è di vitale importanza perché permette all’atleta, sotto la supervisione di un coach, lo sviluppo di programmi funzionali al miglioramento delle prestazioni.

Lo sviluppo di questi programmi di miglioramento si svolge all’interno delle seguenti aree tematiche:
• Goal Setting (strutturazione/definizione degli obiettivi);
• Tecniche di rilassamento;
• Imagery (tecniche immaginative);
• Abilità attentive e di concentrazione;
• La motivazione e l’autostima;
• I pensieri e le percezioni individuali ( l’auto ed etero percezione);
• Il self-talk (dialogo interno);
• La comunicazione (interna al gruppo squadra, o tra la squadra, l’allenatore e la società, o tra il singolo atleta, l’allenatore e la società);
• la leadership;
• Le emozioni (consapevolezza emotiva, gestione emotiva, ed il rapporto tra queste e la motivazione).

Aree che esploreremo più dettagliatamente nei prossimi articoli.

Nel frattempo, buono swing a tutti!

Dott.ssa Barbara Nocco
Psicologo Ph.d, Mental trainer