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E’ la prima gara,

E’ il momento della passione, del completo abbandono al piacere, all’impegno e al mettersi in gioco. E’ anche il momento che svela quanto è duro scontrarsi con i limiti delle proprie capacità.

Lo schiaffo può risultare forte e secco….senza prova di appello la reazione umana può essere violenta, ci si può voltare o diventare sordi a chi ti urla nelle orecchie: “Non lo sai fare…. non sei in grado”. Superare il momento è duro!

E’ per pochi. Ma uscirne vuol dire, essere diventati migliori.

Mario si è iscritto ad una delle prime gare importanti della sua vita. L’allenamento è stato esemplare. La giornata è ideale, i compagni di gioco non sembrano essere quelli da farti cambiare idea sull’umanità tutta. I bastoni sono puliti dalla sera prima, ha dormito bene, il giusto, sognando qua e la i colpi…che preannunciano una buona performance.

Arriva puntuale sul tee della 1 Si gira per dare uno sguardo fairway che subito gli sembra tagliato più stretto del solito con quel pino che marca il leggero dogleg sulla destra che sembra parecchio più folto. Bah!!  tutto sembra comunque presentarsi come uno splendido regalo.La tensione è alta ma non gli nega di ruotare gli occhi da destra a sinistra della buca 1 (come in un’inquadratura da film)  accorgendosi della meraviglia che lo avvolge: i colori verdi di tutte le tonalità in lontananza, l’azzurro del cielo in un silenzio assordante… l’amicizia, i sorrisi dei giocatori che sanno tanto di aver trovato qualcosa di unico e qualcosa che ha cambiato la loro vita.

E’ sul tee, attende lo score, assieme ai suoi compagni quasi tutti hanno un po’ l’aria e l’espressione di quelli che stanno in sala di attesa dal dentista.Ultimi pensieri pre gara, angosce, aspettative, paure ansie di ogni genere prima di un meraviglioso divertimento… forse la vittoria di un premio finale  o il buio di una cella di isolamento interiore della durata di una settimana nell’attesa di una improbabile rivincita.

La 1° buca risulta essere per tutti l’inizio di qualcosa che necessariamente deve essere positiva nel risultato.La prima, il primo colpo davanti a tutti, proprio il primo, a freddo…con venti persone a guardare con quel solito dog leg a destra, con quel pino cresciuto (maledetto) ieri e con il fairway stretto come mai, tagliato sicuramente male da un green keeper malauguratamente alticcio !!!!Mario pensa in positivo: “con lo swing che mi ritrovo oggi i quaranta punti stableford non me li toglie nessuno”.

Ora ci siamo è il suo turno.Mario appoggia delicato la pallina sul Tee, muove il suo bastone non prima di averlo provato più volte. Lo swing c’è è la mia giornata. Si posiziona a dovere, in verità sentendo le gambe stranamente molli dall’emozione, come se fossero appoggiate su delle tibie di gelatina. Carica un buon backswing e la sua vita golfistica dell’ultima settimana gli passa davanti come un film. Sente il bastone scendere verso l’impatto quell’attimo lunghissimo ed infinito di perdita dei sensi, come una discesa dalle montagne russe come un Icaro golfista…. Il suono è secco, metallico sembra di quelli “buoni” e la strada che percorre è dritta dritta al centro del fairway.La pallina schizza in aria con una forza propria da cui si intuisce la traiettoria che la porterà in zona sicura lontano,gli occhi continuano ad accompagnarla, come delle mani in un delicato e tenero gesto paterno, verso la destinazione anelata, forse il dubbio di un piccolo vizio, un effetto verso destra, ma non il solito impietoso “slice” una piccola coda verso destra che la porta verso il pino. Quel pino che sorveglia la curva a destra a difesa di un Par per pochi.

Ci passerà sopra, tutto dura tre o quattro interminabili ed infiniti secondi, un braccio dell’albero si allunga si spinge fino a toccarla quanto basta per sfiorarla, troncandole, come uno spietato cacciatore quel meraviglioso volo libero verso la vita. La pallina si spegne, cade intontita in un goffo rimbalzo e si posa un metro nel rough.Quel pino antico simbolo di una campagna prodiga di sensazioni, padre di una flora amica dell’uomo, ma oggi non per Mario. La pallina è avvolta dall’erba lunga che la cinge in un abbraccio stretto e morboso, quasi a trattenerla per sempre. Mario sfodera con irruenza sdegnosa un luccicante ferro 5 decidendo per un colpo in leggero “slice” per aggirare il bosco.Si posiziona bene di fronte alla palla, il bastone punta quel groviglio di fili d’erba ( che sembrano diventare di ferro), che resistono quasi in una reazione animata a colui che cerca la sfida la vittoria dell’uomo sulle sue paure.  SWUSHH!!!Il bastone si blocca come tra le fauci di una pianta carnivora che quasi trascina anche Mario nel gorgo dell’impatto. Con ancora i bicipiti contratti…vede la pallina fare solo un attimo capolino per  infilarsi di nuovo, in un tragico destino, già scritto. Il frastuono di un secco…NOO!

Tutto è contro l’intruso….la natura ha chiuso le sue porte in faccia a colui che pensava di comandarle e a controllarne gli eventi. Il cielo si copre di nubi, il vento alza la voce…e il suo ruggito spazza via le ultime e flebili certezze. Oramai dominano le incertezze, la gara è compromessa. Scendere in campo con più rispetto e cautela sembra la risposta, come l’animale vive nel suo habitat.In natura le cose accadono indipendentemente dal nostro volere…Anche nel golf è così. Il campo è selvatico, randagio, a volte si fa domare, accarezzare, con i suoi tempi e  alle sue condizioni.Quante volte ne siamo usciti con le vesti strappate da una zampata improvvisa di un triploboghey alla 18 .. che dice tutto…?La sensazione da uno scoramento intimo violento. Non si può dominare la “legge del golf”, della natura stessa, della vita.

Bisogna imparare a muoversi in punta di piedi, tra le pieghe di un equilibrio psico-fisico che è il confine fra bene e male, tra boghey e birdie, tra vincere o perdere.“Ma se non succederà  non ne farò un problema.  Vorrà dire che sarà per la prossima volta.Selvatico  inseparabile  compagno di vita”.